Visita all'Ecomuseo delle Erbe Palustri

Evviva! Finalmente siamo riusciti a realizzare la visita all’Ecomuseo delle Erbe Palustri di Villanova di Bagnacavallo, più volte rimandata a causa del Covid.

Il 10 ottobre, infatti, un’allegra comitiva di soci e accompagnatori della Sezione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, a bordo di diverse auto, ha fatto rotta verso la ridente ed industriosa cittadina di Villanova di Bagnacavallo.

Veniamo accolti da una simpaticissima signora che, con competenza e professionalità, ci guida nel percorso museale che si snoda tra ricostruzioni multimediali degli ambienti storici e testimonianze della vita economica e sociale di quella comunità fino alle sezioni dedicate alle cinque erbe palustri e alle ricostruzioni di capanni storici in canna palustre, posti all’esterno.

Mariarosa ha saputo trasmettere sapientemente la magia di utensili ed attrezzi dimenticati che, utilizzati dalle abili mani di donne, uomini e bambini, hanno reso possibile la fabbricazione di diversi oggetti, alcuni dei quali presenti nel Museo.

Il racconto è stato spesso interrotto da Guido che nelle sue rimembranze ritrovava oggetti e lavori a lui familiari in gioventù, per cui non ha mancato di esprimere il suo sorpreso compiacimento rievocandoli anche con termini dialettali. Tutti i non vedenti hanno potuto toccare gli articoli di volta in volta descritti, per cui hanno avuto l’esatta percezione di ciò che veniva illustrato.

A Villanova è fiorita un’industria speciale: quella della lavorazione della “paviera” o giunco, i cui prodotti principali sono la stuoia dai molti usi e la “arella” (graticcio) usata soprattutto per coprire soffitti.

Nel museo sono esposti manufatti intrecciati, oggetti dell’artigianato tipico, realizzati con le erbe di valle e gli strumenti da lavoro, conosciuti con nomi particolari che formano, come lessico tecnico, una sorta di codice, accessibile solo in compagnia degli abitanti di Villanova.

Anche i giochi tradizionali, diffusi tra i ragazzi, dipendevano da quello che si recuperava nell’ambiente e spesso dalle piante. Si tratta di piccoli manufatti, realizzati con legni, lamiere e tessuti di scarto, frutto della fantasia, di una grande abilità manuale e di una creatività che oggi non viene più sollecitata, perché impedita dall’uso di giocattoli magnifici, ma “poveri” e aridi.

Il pranzo, consumato nella sala ristoro con piatti tipici, ha costituito un’occasione di allegra convivialità, con risate, scherzi e chiacchiere che hanno scaldato gli animi.

L’Ecomuseo custodisce una preziosa memoria: strumenti dal sapore antico, i riti, la sapienza di un mondo scomparso e svolge una funzione di presidio rispetto alla sostenibilità ambientale e alle produzioni alimentari tipiche.

Villanova di Bagnacavallo, 10 ottobre 2021
Liliana Camprincoli