Gita a Pesaro Giugno 2024

Gita a Pesaro Giugno 2024

È sabato 1 giugno, quando partiamo in pullman da Ravenna, sono le 7:45 del mattino. Siamo una cinquantina di partecipanti ad una gita a Pesaro, organizzata dall’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti della provincia di Ravenna . A Pesaro ci accoglie la nostra guida, Cristina, che assieme ad alcune colleghe ci illustrerà i monumenti, i musei, i personaggi di rilievo della città.

La visita comincia dalla Piazza della Libertà, dove è collocata la sfera Pomodoro, così chiamata perché eseguita dall’artista Arnaldo Pomodoro negli anni ’70. La sfera è immersa in una vasca d’acqua, ha circa 3 metri e mezzo di diametro, è di bronzo e di colore rosso. Sulla superficie di questa sfera vi è una striscia che fa il giro di tutto il monumento, di colore chiaro, dove sono disegnate delle figure geometriche. La Piazza della Libertà è ampia, sicché l’impatto visivo del monumento è molto rilevante, caratterizza sia il luogo dov’è posta che la città.

Da Piazza della Libertà ci rechiamo presso la Cattedrale. Si tratta di una chiesa ricostruita più volte, prima in epoca romana, poi bizantina e la sua caratteristica principale è rappresentata da due pavimenti sovrapposti a mosaico, che sono sottostanti e visibili dall’attuale pavimento in lastre di vetro.

Quindi l’argomento della conversazione-spiegazione è la marchesa Vittoria Mosca Toschi. Nata nel 1814 e appartenente ad una nobile e facoltosa famiglia di commercianti, colta e illuminata, di origine bergamasca, trasferitasi a Pesaro nel 1550, durante il Rinascimento. Nonostante che la famiglia Mosca si occupasse di commerci, molti suoi esponenti si occuparono di arte. Guido Perticari, scrittore e Vincenzo Monti ne facevano parte e molti furono gli artisti che frequentarono la famiglia, come il pittore bolognese Guido Reni ed altre persone di cultura: scrittori, arredatori, artisti che lavoravano la ceramica e intarsiavano il legno. La famiglia Mosca ha avuto tra i suoi membri Papa Clemente XI e un cardinale. A quel tempo le Marche erano sotto il dominio pontificio e la famiglia Mosca fu chiamata a Pesaro dalla famiglia Sforza che governava il territorio e il castello di Gradara. La marchesa era figlia di Carlo Mosca. Fin da bambina subì, una lunga serie di lutti e dispiaceri. A tre anni perse il padre, poi la famiglia si trasferì a Firenze dove Vittoria perse la sorella Carolina e l’adorata madre, le rimase una sorella:, Bianca, con la quale non andava molto d’accordo, per cui decise di lasciare per sempre la famiglia d’origine e si stabilì a Pesaro, presso palazzo Mazzolari, un prestigioso palazzo del centro della  città. La famiglia allora era proprietaria anche di un’elegante villa con giardino alla periferia di Pesaro, fatta costruire dal suo avo Giovanni Mosca, a partire dal 1650: villa Caprile. Vittoria rifiutò decisamente la proposta del cugino e poeta Francesco Cassi di sposarsi con un nobile del luogo ricco e più anziano di lei, bensì si innamorò di un nobile uomo di 13 anni più giovane: Vincenzo Toschi, unico uomo della sua vita, da cui ebbe un unico figlio cui diede nome Benedetto. Nel 1856, perse anche il marito Vincenzo per una malattia incurabile e rimase di nuovo da sola col figlio Benedetto. Vittoria reagì a questo nuovo lutto dando il massimo impulso alla sua natura artistica, generosa, altruista dando il massimo impegno alla sua passione per la scrittura, la pittura, le arti, la scultura in ceramica, gli arredi e i rapporti con la gente più illuminata. La marchesa realizzò un’importante collezione di libri di poesia e narrativa. Alla sua morte, nel 1885, donò il suo palazzo di via Rossini al Comune di Pesaro perché fosse adibito a museo. Qui sono conservate opere in ceramica e di legno intarsiato, quadri, arredi. Vittoria Mosca si dedicò a diffondere la cultura e l’arte nel suo territorio. Fece anche costruire e donò al comune di Gubbio una casa di riposo. Noi abbiamo visitato il museo civico, sito a palazzo Mosca, dove sono conservate sculture in ceramica di pregio e opere di legno intarsiato, dipinti tra cui La caduta dei giganti di Guido Reni, un dipinto del figlio Benedetto, Ragazzo con una rosa in mano. Il museo è collocato in un palazzo di grande bellezza, con arredi di pregio. Tra le opere, una medusa in ceramica, un busto del musicista Rossini in ceramica. All’ingresso dell’edificio vi è una magnifica piazza con una fontana. Tra le parentele della famiglia di Carlo Mosca, padre di Vittoria, vi è anche la famiglia di Giacomo Leopardi; infatti Virginia figlia di Carlo fu la nonna del grande scrittore.

Tra gli argomenti di interesse della città vi è anche il grande musicista e compositore Gioacchino Rossini, nato a Pesaro il 29/2/1782. Il padre Giuseppe suonatore di tromba nella banda era di Lugo di Romagna, la madre, Anna Guidarini, era una discreta cantante lirica di Urbino. Gioacchino Rossini è un compositore e musicista di fama mondiale conosciuto soprattutto per le sue opere più celebri: Il barbiere di Siviglia, L’italiana in Algeri, La gazza ladra, Il turco in Italia, La cenerentola, Guglielmo Tell, lo Stabat mater etc. Rossini compì i suoi studi musicali a Bologna presso il conservatorio dove studiò canto, spinetta, pianoforte, composizione. Fu un artista precoce e a 14 anni compose la sua prima opera. Da giovane ebbe un incarico direttivo al teatro San Carlo di Napoli dove ebbe successo e conobbe la cantante lirica Isabella Colbran, di 8 anni più grande con cui ebbe una lunga relazione per poi sposarla e successivamente separarsene. Trasferitosi a Parigi, conobbe Olimpe Pellyssier, una modella, che divenne la sua seconda moglie e gli fu accanto per tutta la vita. Rossini rappresentò le sue opere nei più importanti teatri d’Italia e a Parigi, ma fu conosciuto in tutto il mondo. Divenne ricco e famoso e visse prevalentemente in una villa a Passy presso Parigi, salvo una decina d’anni trascorsi a Bologna, dove insegnò presso il locale conservatorio. Visse con la moglie, circondato da amici, musicisti, estimatori. Si ritirò presto dalle scene e dai teatri a vita privata, continuando a comporre per sè e gli amici. Era fautore di una vita godereccia, colma di laute e succulente libagioni. Sosteneva che nella vita sono 4 le cose più importanti: mangiare, amare, cantare e digerire. Rossini, durante la sua vita, accumulò ingenti ricchezze, che alla sua morte lasciò al Comune di Pesaro. Quest’eredità è stata utilizzata per costruire il Conservatorio Rossini di Pesaro e inoltre per organizzare una manifestazione che si svolge tutti gli anni: il Rossini Opera Festival a cui intervengono illustri personalità da tutto il mondo. Durante questa manifestazione vengono eseguite le opere del compositore, anche quelle meno conosciute.

Questa lunga giornata l’abbiamo trascorsa per la maggior parte assieme alle guide, che ci hanno fornito un “mare” di informazioni, salvo la pausa per il pranzo, terminata per il mio gruppo con una bella passeggiata sul lungomare illuminato da un bel sole . Ma vi è stato anche il tempo di stare insieme tra di noi, parlando degli argomenti più disparati e scherzando. Il ritorno è avvenuto in serata, con arrivo alle 20:00 a Ravenna.

Ravenna 5/06/2024
Riccardo Satriano